Analisi dei bisogni e motivazioni dell’idea progettuale

I problemi di salute in cui incorrono le persone detenute sono svariati e in molti casi la loro prevalenza è maggiore che nella popolazione generale. Ad esempio il 90% dei detenuti ha problemi di salute mentale e/o di abuso e dipendenza da sostanze; l’80% dei detenuti fuma; i tassi di infezione da HBV e HCV sono elevati e si evidenziano con maggiore frequenza una positività all’HIV e comportamenti auto ed etero lesivi. Inoltre, essendo una comunità “chiusa”, la probabilità di diffusione di alcune patologie e di insorgenza di nuovi focolai epidemici è particolarmente elevata (es. TBC). Al 31 ottobre 2016 gli Istituti penitenziari del territorio nazionale ospitavano 52.434 detenuti (a fronte di una capienza regolamentare di 49.640), dei quali 3.511 in Piemonte. In Italia il 62% dei detenuti ha una patologia che necessita di intervento medico. Il 28% di questi ha una malattia virale cronica (l’Epatite C è largamente prevalente). Solo la metà di essi viene infatti messo in terapia e fra questi un quarto rifiuta la cura o la sospende prima del previsto. La necessità di un trasferimento fisico, spesso difficoltoso nella sua realizzazione, verso una struttura ospedaliera finisce spesso con il vanificare le possibilità di intraprendere un percorso terapeutico adeguato e incisivo. L’ipertensione arteriosa è presente in circa il 5% dei detenuti, il diabete nel 2% e patologie di pertinenza cardiovascolare nell’1% ma tali dati sono quasi certamente sottostimati. Una indagine del 2005 riporta la presenza di positività all’HIV nel 2,07% dei detenuti, ma la cifra è da considerarsi

anch’essa al di sotto della reale entità, in quanto i soggetti che si sottopongono al test sono circa il 30%.

Motivazioni dell’azione: benefici per le strutture di detenzione;

Tra i vantaggi della telemedicina applicata agli Istituti penitenziari vi è l’aspetto economico anche associato a evidenti problemi di sicurezza. Infatti è dimostrato che la fornitura di servizi specialistici per via telematica riduce i costi complessivi per la cura del paziente recluso, in quanto non è più necessario il trasporto protetto in cliniche esterne (e quindi il conseguente impiego di operatori di polizia penitenziaria e di mezzi adeguati). La mancata necessità di trasportare il paziente in centri esterni elimina i problemi correlati alla pianificazione e ai rischi del viaggio, ai turni degli operatori di polizia penitenziaria, ai mancati appuntamenti legati a ritardi nei trasporti, alle difficoltà nel modificare l’orario e la giornata della visita.

Motivazioni dell’azione: benefici per le persone detenute;

La letteratura dimostra un notevole miglioramento per i detenuti negli accessi alle cure, intesi come riduzione dei tempi di attesa, e nella loro appropriatezza per le consulenze specialistiche utilizzando la telemedicina. La telemedicina in ambito carcerario sembra quindi permettere una più efficace azione di screening per numerose patologie, e una forte riduzione dei costi a livello di risorse economiche, organizzative e umane. Nel setting penitenziario, la telemedicina può essere utilizzata prevalentemente per indagini radiologiche. Numerosi studi e review sono stati condotti sull’uso della telemedicina per la fornitura di prestazioni sanitarie e tutti evidenziano notevoli vantaggi per la salute dei detenuti e un’accettazione sempre maggiore della telemedicina come strumento di interazione con il servizio sanitario oltre all’efficacia di questa tecnologia nel miglioramento delle cure dei pazienti. Nonostante queste evidenze scientifiche, rimangono dei gap nella ricerca in ambito di valutazione della telemedicina, e anche quando tale valutazione viene compiuta, la disseminazione dei risultati spesso è minima. In Italia l’utilizzo della telemedicina all’interno degli Istituti penitenziari è ancora poco sviluppata e non si hanno evidenze dirette relative alle possibilità di risparmio nonché ai possibili vantaggi anche in termini di salute per la popolazione carceraria. Il coinvolgimento attivo dei detenuti nello studio epidemiologico consentirà di individuare eventuali lacune nelle conoscenze relative alle modalità di prevenzione di alcune patologie, in particolar modo le malattie sessualmente trasmissibili. Verranno effettuati interventi formativi e di educazione sanitaria, rivolti ai detenuti con particolare attenzione nella loro applicazione al contesto di eterogeneità culturale tipico della comunità carceraria.